No, non mi sono bevuta il cervello, tantomeno sono a corto di Pepite (semmai il contrario, ma dovrei sdoppiarmi per poter scriverne e raccontarvele tutte).
Questa meravigliosa poesia di Pablo Neruda è dedicata a me (sempre detto di essere egocentrica) e a tutti quelli che hanno bisogno di coraggio, di una spinta, di un conforto, di toccare la vita con le mani, di trovare la forza nelle cose di tutti i giorni, senza fare voli pindarici, senza mentire a sè stessi.
Credo sia in assoluto la mia poesia preferita, volevo condividerla con voi 🙂
Questo presente liscio come una tavola,
fresco, quest’ora,
questo giorno terso come una coppa nuova del passato non c’è una sola ragnatela
tocchiamo con le dita il presente,
ne scolpiamo il profilo,
ne guidiamo il germe,
è vivente,
vivo,
non ha nulla dell’ieri irrimediabile,
del passato perduto,è nostra creatura,
sta crescendo in questo momento, sta trasportando sabbia,sta mangiando
nelle nostre mani,
prendilo,
non lasciarlo scivolare,
che non sfumi in sogni o in parole,afferralo,
trattienilo e dagli ordini
finché non ti obbedisca,
fanne strada,
campana,
macchina,
bacio, libro,
carezza,
taglia la sua deliziosa fragranza di legname
e con essa fatti una sedia,
intrecciane lo schienale,
provala,
o anche
una scala!Sì,
una scala,
sali nel presente.
gradino dopo gradino,
fermi i piedi sopra il legno del presente,
verso l’alto, verso l’alto,
non molto in alto,
soltanto fin dove tu possa
riparare le grondaie del tetto,
non molto in alto,
non andartene in cielo,
raggiungi le mele,
non le nuvole,
quelle
lasciale
andare per il cielo, andare verso il passato.
Tu sei il tuo presente,
la tua mela:
prendila dal tuo albero,
innalzala nella tua mano,
brilla come una stella,
toccala,
addentala e incamminati
fischiettando per strada.