Incredibile ma vero oggi ci liberiamo del primo, lunghissimo, infinito, mese del 2018.
Non so voi ma a me Gennaio è sembrato durare all’incirca una novantina di giorni, come se gli auguri e i brindisi dell’anno nuovo fossero un ricordo lontano e questo twohousandeightheen fosse iniziato da una vita e ne fossi già stufa..e invece no, -pensa tu!- sono solo 31 giorni che ha fatto l’ingresso nella nostra vita! Visto quindi che ce ne aspettano altri 325 (whaaat?), forse dovremmo prepararci ad affrontarlo nel migliore dei modi.
Ma come?
In questo immenso arco temporale che è stato solo l’incipit di quest’anno sono successe tante cose, ma poche veramente degne di nota.
La prima è sicuramente l’uscita della seconda serie di American Crime Story sull’omicidio di Gianni Versace (serie tv su uno stilista? cosa potevo chiedere di più?), la seconda sono i saldi e, se siete pazze come me, avrete sicuramente fatto un giro per negozi e vari giri online per accaparrarvi qualcosa a un buon prezzo – anche se poi si finisce sempre e solo sulla nuova collezione- e di sicuro avrete notato che ormai il nuovo motto del pret-a-portèr è STAY COMFY STAY FOOLISH.
Grazie Steve per la perla, ma rispetto alla fame qui mi pare che un pò tutti abbiano scelto la comodità, tranne Carla Gozzi. Lei non si scompone mai.
Se le tute in acetato e le felpe con cappuccio e cordini sono stati i nostri peggiori nemici negli anni scolastici al punto di “Prof ho dimenticato il cambio, oggi non posso fare lezione” ora invadono ogni scaffale e stand di un qualsiasi negozio e per strada sembra di assistere a una sfilata di studenti nella giornata mondiale dello sport. Praticamente l’uscire-di-casa-esattamente-come-sei-vestito-in-casa è il nuovo essere cool, ma noi come vogliamo affrontare cotanta trasandatezza?
Devo dire che io l’ho accolta a braccia abbastanza aperte, non troppo però.
Ho sempre provato una grande ammirazione per le felpe che ritengo essere da sempre un’ottima soluzione sia per quando il giorno prima hai mangiato tanto e devi nascondere la pancia sia per quando non hai sbatti di vestirti, ed è già da un paio d’anni che sono parte integrante del mio abbigliamento quotidiano.
Ormai si possono trovare di tutte le dimensioni, forme, colori, stampe, marche e prezzi.
Si passa dalle più strane tipo quelle proposte da Riri in collaborazione con Puma o quelle di Jeremy Scott con Adidas, alle classiche in tessuto cerato o in cotone monocolore, a quelle col cappuccio e logo fino a quelle da prezzi esplosivi di Gucci o chi per loro.
Tra le più cool nel mondo delle influencers, probabilmente complice l’apertura di Urban Outfitters a Milano, ci sono i loghi anni 90 (il fashion system non ce la fa proprio a non chiamarli in causa continuamente) e Champions e Fila tornano facendosi largo tra i grandi brand spiazzando la concorrenza.
Ma se il pezzo sopra è tutto sommato una comoda alternativa ai maglioni, cosa vogliamo veramente dire del pantalone della tuta? Iniziamo analizzando la parola.
TUTA.
Quattro lettere che oltre a far rima col mio cognome formano davvero un suono non propriamente così orecchiabile per qualcuno che vuole avventurarsi in un pomeriggio di shopping.
“Amore mi accompagni da Zara? Oggi voglio proprio comprare una tuta” – Cioè mi sembra palese che stoni no?
Con questo non voglio dire nulla di discriminante -anche perchè se non ci fosse lei come andrei a far la spesa?- ma diciamo che ci sono delle correnti di pensiero abbastanza varie sul ritorno in società di questo capo non-così-tanto-versatile. La mia idea è che si può fare, tanto alla fine se ci pensate le alternative non sempre sono il massimo: i leggings stringono le cosce e d’inverno sono troppo freddi -per non parlare quindi dei collant- e dopo 4 giorni di jeans iniziano a pruderti le gambe e la pancia chiede pietà per esser costipata dietro bottoni o zip infernali.
Come ogni cosa però, invito la gentile clientela ad avere un minimo di cuore, a mettersi una mano sulla coscienza e soprattutto uno specchio in camera in cui potersi riflettere e capire se state a fa una cazzata o no.
Tipo: ricordiamoci che stiamo pur sempre parlando di indumenti sportivi.
Tipo: il tacco sotto la tuta no.
Tipo: se presentano dei bottoni laterali, non siete autorizzate ad aprirli tutti.
Tipo: seguire le istruzioni riportate sul foglietto illustrativo.
Di seguito qualche spunto su come affrontare uno dei temi più delicati di sempre del sistema moda in modo smart & cool.
E ricordatevi che se dovete uscire e non avete sbatti di cambiarvi da come siete sul divano, tutt’apposto, siete cool lo stesso.
Sentitevi liberi di infilarvi le scarpe e via.