Se mi seguite sui social, sapete che circa un mese fa sono partita per un viaggio inaspettato e forse anche per questo doppiamente speciale: quello che mi ha portata a conoscere Singapore e la meraviglia di una città che mixa perfettamente antico e moderno, spazi green e tecnologia, progresso e cultura.
Sul mio viaggio e su cosa ho visitato/mangiato/imparato scriverò un articolo a brevissimo, ma voglio prima raccontarvi qualcosa di più del progetto in cui sono stata coinvolta da Singapore Airlines, non solo compagnia di bandiera dell’isola (considerata tra le migliori al mondo), ma vero e proprio simbolo della cultura e dell’orgoglio di appartenenza di Singapore.
Viaggiare con SIA è un’esperienza che già di per sè è equiparabile al viaggio stesso tanto è premiante e piacevole: io ho avuto la fortuna di viaggiare in business class dove il livello di comfort e dotazioni nei confronti del passeggero è altissimo, ma quello che realmente fa la differenza è il personale di bordo e di terra, a prescindere dal numero di seduta che abbiamo sul biglietto e quindi a prescindere che ci si trovi in economy, business o first class.
Durante la visita al SIA Training Centre ho avuto modo di poter toccare con mano la serietà e l’assoluto impegno che viene dato alla formazione del personale, quello che poi accoglierà in aereo i viaggiatori facendoli sentire a casa, chiamandoli per nome, precedendo ogni loro desiderio, sempre col sorriso, con una cura che rende il passeggero ospite e persona, non biglietto.
Le hostess che indossano la divisa in batik disegnata per loro da Balmain nel 1968 (e che le rende ancora più belle) sono le ambasciatrici perfette del proprio paese e questo onore è per loro motivo di orgoglio e di grande impegno per far sentire chiunque come a casa propria, o anche meglio se possibile.
Prima di partire per Singapore ho avuto la fortuna di conoscere la signora Carmen, che per oltre 44 anni ha lavorato per SIA, facendosi praticamente adottare dalla compagnia e dalla bandiera del suo paese, tanto da sentirsi half Italian and half Singaporian.
Carmen ha iniziato a lavorare per SIA giovanissima, quando aveva poco più di vent’anni e non era mai stata prima a Singapore; una volta tornata dal suo training ha deciso di non lasciare mai più Singapore Airlines con cui dice di aver vissuto un’irripetibile ‘love story’.
Ed è proprio con amore, emozione e grande orgoglio che mi racconta quanto la compagnia sia cresciuta negli anni, fino a diventare grande come ora, una crescita parallela a quella di Singapore, che negli anni si è affermata come meta di turismo e business ospitando praticamente viaggiatori da ogni parte del mondo.
Negli anni Carmen ha incontrato tantissime persone, conosciuto capi di stato, celebrities e molte altre personalità importanti, ma i suoi aneddoti più belli sono tutti dedicati alle storie delle persone normali che ha incrociato, con cui ha parlato, a cui ha dedicato un sorriso e che spesso e volentieri ha aiutato a risolvere situazioni difficili.
Quella che mi racconta con tenerezza è la storia di una ragazza di Singapore in viaggio in Italia che, durante il suo ultimo giorno a Roma come turista, è stata derubata praticamente di ogni cosa, tranne che del suo biglietto aereo di rientro a casa, previsto di lì a poche ore dopo.
Disorientata e totalmente priva di documenti, arrivata all’aeroporto di Fiumicino la giovane singaporiana ha trovato in Carmen un angelo custode decisivo nel far sì che non perdesse il suo volo di ritorno: in poco più di due ore Carmen ha infatti mosso mari e monti per risolvere la situazione e contattare chiunque potesse darle una mano ad ottenere un documento di identità valido per farla partire (e considerati anche i tempi biblici della burocrazia italiana, il fatto che a Roma non ci sia sede dell’ambasciata di Singapore ma il consolato con tanto di console in viaggio…sembrava davvero un’impresa disperata).
Eppure, con determinazione e velocità Carmen ha portato a termine il suo compito, quello di ottenere un documento valido per la partenza e per permettere alla ragazza di far rientro in patria.
Una storia fatta non solo ed unicamente di grandissima professionalità, ma anche e soprattutto di umanità e attenzione al principio per cui il passeggero non è un biglietto di imbarco che può essere sostituito, ma una persona e come tale va trattato e considerato non solo a bordo di un aereo ma a partire dal momento in cui varca le porte dell’aeroporto.
Tra un caffè e una centrifuga, durante il nostro incontro Carmen ha più volte usato l’espressione tornare a casa e sentire di aver fatto un bel lavoro, una sensazione che non va data assolutamente per scontata e che non tutti abbiamo la fortuna di riuscire a provare una volta terminata la giornata lavorativa.
Carmen è indubbiamente una donna straordinaria, di quelle che ti entrano nel cuore e che sanno emozionarti (durante le nostre chiacchiere che sono andate ben oltre l’ora prevista, siamo anche riuscite a commuoverci) e l’orgoglio di far parte di SIA è sicuramente il motore che ha messo il turbo alla sua grande umanità.
Partire da sola e con una prospettiva di volo di più di 12 ore davanti mi faceva tremare un po’, ma la consapevolezza e la conferma di sentirmi persona e non biglietto aereo mi ha tranquillizzata e il resto lo ha fatto il crew di Singapore Airlines, praticamente perfetta sotto ogni punto di vista senza mai risultare distante.
Insomma, in un momento in cui viaggiare è diventato facile, le grandi distanze sono praticamente azzerate e la globalità è uno scherzo da ragazzi la grande differenza, per fortuna, la fanno sempre le persone che incontriamo e che viaggiano con noi, anche solo per qualche ora.
E meno male.
In collaborazione con Singapore Airlines.